Descrizione
Cosa mi ricorderò di quest'anno?
Questa è la domanda che tutti noi al termine del 2020 ci faremo. A prima vista è una domanda che può trovare un’unica risposta: è stato un anno difficile, da cancellare, che ci ha sottratto rapporti e che ha annullato molti nostri progetti.
Dall’altro però, è un anno che non dimenticheremo mai.
Come Amministratrice ho vissuto, con sacrificio e sfida, il fatto che il mio primo anno di mandato fosse coinciso con l’inizio di un’emergenza mondiale e che ciò avesse naturalmente cambiato la rotta di molti programmi, dall’altro però ho capito fin da subito che mi avrebbe lasciato un’eredità umana e anche politica insostituibile.
I segni che mi restituisce sono impegnativi e si concentrano nel ricordo sofferto e continuo di trovare modi, mezzi e soluzioni per dare risposta ai bisogni della Comunità, che sono cambiati durante l’emergenza andando da quelli economici a quelli immateriali.
Allo stesso tempo devo ammettere, che non avrei avuto modo più profondo di conoscere le persone di questa comunità, se non ci fossero state tutte le occasioni e le parentesi di umanità che in questi mesi si sono create e che mi hanno permesso di vivere un’altra forma di condivisione.
Questa in cui mi vedete ritratta è la foto che più rappresenta quello che quotidianamente in questi mesi ho fatto: ho chiamato le persone, quelle in isolamento e non solo, sono entrata, anche così, nelle loro case e nelle loro storie. Ho conosciuto i cittadini in un momento intimo e privato, che non mi sarebbe stato possibile in un altro contesto.
Come Politica mi sono arricchita del confronto costante con i miei colleghi. Per la prima volta abbiamo condiviso e cercato soluzioni, anche a distanza, a un problema comune e inedito. Abbiamo imparato a fare rete e a servirci dell'esperienza universale che questo virus ci stava dando, l'importanza di non essere e di non sentirci soli.
Come Donna, ho vissuto la differenza tra resistere e reagire. Nella prima fase dell'emergenza ho pensato che fosse sufficiente resistere, stringendo i denti e andando avanti, poi ho capito che non occorreva talento per fare questo e che soprattutto non era utile per costruire il futuro. Il cambiamento può avvenire solo quando reagiamo, aprendo gli occhi e progettando un altro modo di vivere.
Insieme a questa maturità e a questi insegnamenti continuo a vedere però tanta insofferenza e tanta ingiustificabile repulsione per le regole che dobbiamo mantenere. Capisco la frustrazione di vivere ancora in uno stato di incertezza, in cui le abitudini e i riti, come quello del Natale e dello stare insieme, vengono ridimensionati, ma cerchiamo di accettare con saggezza e con lungimiranza i divieti che ci vengono imposti. Facciamolo nel rispetto del dolore di chi, anche nella nostra comunità, ha visto qualcuno della propria vita portato via dal virus e facciamolo anche nel rispetto del nostro futuro e della nostra vita, che deve trovare nuovi spazi di normalità.
Stiamo vivendo un momento storico, che presto saremo chiamati a raccontare. Facciamo sì di poter raccontare anche la parte migliore di noi.
Questa è la domanda che tutti noi al termine del 2020 ci faremo. A prima vista è una domanda che può trovare un’unica risposta: è stato un anno difficile, da cancellare, che ci ha sottratto rapporti e che ha annullato molti nostri progetti.
Dall’altro però, è un anno che non dimenticheremo mai.
Come Amministratrice ho vissuto, con sacrificio e sfida, il fatto che il mio primo anno di mandato fosse coinciso con l’inizio di un’emergenza mondiale e che ciò avesse naturalmente cambiato la rotta di molti programmi, dall’altro però ho capito fin da subito che mi avrebbe lasciato un’eredità umana e anche politica insostituibile.
I segni che mi restituisce sono impegnativi e si concentrano nel ricordo sofferto e continuo di trovare modi, mezzi e soluzioni per dare risposta ai bisogni della Comunità, che sono cambiati durante l’emergenza andando da quelli economici a quelli immateriali.
Allo stesso tempo devo ammettere, che non avrei avuto modo più profondo di conoscere le persone di questa comunità, se non ci fossero state tutte le occasioni e le parentesi di umanità che in questi mesi si sono create e che mi hanno permesso di vivere un’altra forma di condivisione.
Questa in cui mi vedete ritratta è la foto che più rappresenta quello che quotidianamente in questi mesi ho fatto: ho chiamato le persone, quelle in isolamento e non solo, sono entrata, anche così, nelle loro case e nelle loro storie. Ho conosciuto i cittadini in un momento intimo e privato, che non mi sarebbe stato possibile in un altro contesto.
Come Politica mi sono arricchita del confronto costante con i miei colleghi. Per la prima volta abbiamo condiviso e cercato soluzioni, anche a distanza, a un problema comune e inedito. Abbiamo imparato a fare rete e a servirci dell'esperienza universale che questo virus ci stava dando, l'importanza di non essere e di non sentirci soli.
Come Donna, ho vissuto la differenza tra resistere e reagire. Nella prima fase dell'emergenza ho pensato che fosse sufficiente resistere, stringendo i denti e andando avanti, poi ho capito che non occorreva talento per fare questo e che soprattutto non era utile per costruire il futuro. Il cambiamento può avvenire solo quando reagiamo, aprendo gli occhi e progettando un altro modo di vivere.
Insieme a questa maturità e a questi insegnamenti continuo a vedere però tanta insofferenza e tanta ingiustificabile repulsione per le regole che dobbiamo mantenere. Capisco la frustrazione di vivere ancora in uno stato di incertezza, in cui le abitudini e i riti, come quello del Natale e dello stare insieme, vengono ridimensionati, ma cerchiamo di accettare con saggezza e con lungimiranza i divieti che ci vengono imposti. Facciamolo nel rispetto del dolore di chi, anche nella nostra comunità, ha visto qualcuno della propria vita portato via dal virus e facciamolo anche nel rispetto del nostro futuro e della nostra vita, che deve trovare nuovi spazi di normalità.
Stiamo vivendo un momento storico, che presto saremo chiamati a raccontare. Facciamo sì di poter raccontare anche la parte migliore di noi.
Abbiamo privato questo numero di Prometeo di alcuni spazi tradizionali che lo arricchiscono, solo per rivolgervi, con questo “Speciale” un augurio di Buone Feste da parte dell’Amministrazione.
Io lo faccio ricorrendo all’immagine epica di Enea che fugge da Troia in fiamme portando sulle spalle il padre Anchise e tenendo per mano il figlio Ascanio. Questa immagine raffigura bene il senso e i bisogni di questo periodo: Anchise rappresenta "gli anziani", spesso considerati i più fragili di questa emergenza e che abbiamo il dovere di proteggere, Ascanio è il figlio al quale va indicata la strada infondendogli fiducia e speranza.
Quello che viviamo ci unisce come una triade e ci fa capire l'importanza del legame tra generazioni, come valore imprescindibile per essere una Comunità. Vi auguro di aprire gli occhi e il cuore per stupirvi di non essere soli.
Quello che viviamo ci unisce come una triade e ci fa capire l'importanza del legame tra generazioni, come valore imprescindibile per essere una Comunità. Vi auguro di aprire gli occhi e il cuore per stupirvi di non essere soli.
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Ultimo aggiornamento pagina: 29/12/2020 17:19:16